Fotografia fine-art

La bellezza di un corpo qualsiasi (intervista)

Qualche mese fa, quando ancora si poteva passeggiare a meno di un metro di distanza gli uni dagli altri, ebbi il piacere di scoprire un magazine free press che suscitò la mia curiosità.
Si trattava di Small Zine, distribuito (non solo) nella galleria Spazio Faro, un elegante nido d’arte nel quartiere Pigneto a Roma.
Con ancor più piacere, attraverso la fondatrice Loredana Barillaro, sono stato poi ospitato sul loro sito web con un’intervista molto densa.
Ve ne riporto qui una parte, invitandovi a visitare il sito web di Small Zine per leggere il resto cliccando questo link.

Se anche tu hai un blog o un magazine e vuoi ospitare Younalogue scrivendone o facendomi qualche domanda, visita la pagina dei Contatti pepropormelo.

Loredana Barillaro/ Ciao Marino, il tuo progetto potrebbe connotarsi come “esperimento sociale”? Esso presuppone una nuova “modalità” di cogliere il soggetto, me ne parli?
Marino Festuccia/ Ciao Loredana, innanzitutto grazie per l’intervista e per aver ospitato me e il mio progetto sul tuo magazine. Non so se definirei Younalogue come un esperimento sociale, in quanto un esperimento presupporrebbe il desiderio di dimostrare la validità di una teoria o di un’ipotesi a cui si sia giunti. Quello che faccio io è invece raccontare qualcosa di cui non serva dimostrare l’esistenza, ma solo dargli uno spazio che difficilmente trovi: la banalità del nudo, la normalità di un corpo. Qualsiasi corpo. Non so se la mia modalità di fare fotografia sia nuova o meno, ma so che in una certa misura sia diversa. E’ diversa perché non richiede l’aderenza a un canone estetico, a una finalità fotografica che non sia espositiva e quindi non deve comunicare usando un linguaggio specifico e codificato. Ognuno è libero di esprimersi secondo il linguaggio del suo proprio corpo, senza giudizio o aspettativa da parte mia. Si fa una lunga chiacchierata in cui ci si apre, si cerca quell’empatia che permetta a chi partecipi di liberarsi di ogni sovrastruttura che tutti i giorni spesso senza rendercene conto sovrapponiamo al nostro corpo che, per natura, è invece privo di simboli.

LB/ Credo che esso si collochi in fondo su un piano poetico, poiché consente una lettura del corpo nudo scevra da pregiudizi, e allo stesso tempo su un piano più estremo, perché ancora oggi mostrare il nudo al di fuori della massificazione dell’immagine e della speculazione visiva realizzata dai più comuni media, sia ancora un atto di coraggio…

…vuoi sapere cosa ho risposto? Leggi l’intervista integrale su Small Zine!

Link all’intervista: CLICCA QUI

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